Nel documento del CNO, presentato alla Camera dei Deputati, le riflessioni di Categoria sul rapporto tra intelligenza artificiale e mondo del lavoro
Il mercato del lavoro è destinato a fare i conti con l’intelligenza artificiale. Le nuove frontiere della digitalizzazione incideranno, e non poco, su aziende e lavoratori. Esiste infatti la probabilità che l’IA e la robotica portino alla delocalizzazione e alla trasformazione dei posti di lavoro, alla scomparsa di alcune professioni e alla nascita di altre. Per affrontare e governare tale epocale cambiamento, sarà importante farsi trovare pronti perché, da una parte, si dovrà sfruttare il potenziale offerto dalle nuove tecnologie per aumentare la produttività e migliorare la qualità del lavoro e dell’occupazione, dall’altra, bisognerà scongiurare il rischio di un aumento delle disparità retributive e una riduzione dell’accesso ai sistemi di sicurezza sociale. Sono alcune delle osservazioni presentate nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul rapporto tra IA e mondo del lavoro dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro nel corso dell’audizione che si è svolta ieri presso le Commissioni Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati. L’intelligenza artificiale può rappresentare un’alleata dei lavoratori perché il ricorso allo strumento può aiutare nell’esecuzione di “mansioni ripetitive, faticose e perfino pericolose”, ma può anche “aprire la strada a nuovi modelli di lavoro, come il lavoro autonomo o il telelavoro”. Una cosa è certa: almeno per il momento “non esiste un’IA omologante né intelligente a tal punto da essere destinataria di qualsiasi delega di funzione”. Ad avviso del Cno, i risultati migliori in termini decisionali, si potranno ottenere attraverso “un’interazione” con lo strumento. Ecco perché è indispensabile la formazione “in via permanente” dei lavoratori che, a loro volta, “dovranno essere disposti ad accettare impegni formativi continui per la transizione e il mantenimento delle loro competenze durante tutto l’arco della loro vita lavorativa”. Le norme di legge e le disposizioni applicative dovranno poi gettare le basi “per consentire al mercato del lavoro di valorizzare la digitalizzazione su aspetti che comprendano le competenze e la formazione, ma anche la qualità del lavoro stesso, l’efficienza digitale della PA, il contrasto al lavoro nero e al dumping sociale”, tra gli altri aspetti. E sulle competenze necessarie nell’era digitale, il Consiglio nazionale è dell’avviso che bisogna “promuovere investimenti pubblici e privati nell’istruzione professionale”, mentre per contrastare “l’aumento delle diseguaglianze di reddito, in parte prodotte dalla digitalizzazione, bisognerà favorire “la contrattazione collettiva”. La questione dell’occupazione si rivela assai delicata anche in relazione alla natura dei rapporti di lavoro e allo status giuridico delle nuove figure professionali. Per il Consiglio nazionale, infatti, la “forte crescita di forme atipiche di occupazione, prodotta dal processo di digitalizzazione, fa sì che una quota crescente di lavoratori non contribuisca né possa più beneficiare di sistemi di sicurezza sociale adeguati, sia in termini di ammortizzatori sociali che pensionistici”. E allora il rischio è che, in assenza di regole e tutele efficaci, molte nuove tipologie di rapporti di lavoro portino “a una corsa al ribasso dei salari e contribuiscano ad aumentare le disparità di reddito”. Sono i lavoratori occupati “in attività a bassa qualificazione e ad alto potenziale di automazione” quelli per cui risulta più urgente un intervento, da attuare con “un processo di apprendimento permanente integrato in nuovi modelli di partenariato sia aziendale sia settoriale, valorizzando le partnership scuola-università-impresa e i sistemi di formazione e riconversione, apprendistato e tirocinio”. Nel documento spazio anche a blockchain e smart contracts. Si profila uno scenario in cui l’IA interagisce con la blockchain; l’introduzione di quest’ultima – si legge ancora nel documento – “determinerà una revisione delle regole interne del mercato, ma ciò avrà particolari effetti e applicazioni su una parte dello stesso a forte caratterizzazione sociale, oltreché economica”.
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