Ordine Consulenti del Lavoro Pescara

Le Novità Normative della Settimana dal 23 al 29 maggio 2022

Le Novità Normative della Settimana dal 23 al 29 maggio 2022

Novità normative e ultime circolari emesse

Convertito in legge il decreto sulla cessazione dello stato di emergenza

È stata pubblicata, sulla Gazzetta Ufficiale n. 119 del 23 maggio 2022, la Legge 19 maggio 2022, n. 52, dei conversione del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, sul superamento delle misure di contrasto alla diffusione del Covid-19 in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza. Il Ministero della Salute, ha la possibilità di adottare ordinanze, che, nel rispetto dei princìpi di adeguatezza e di proporzionalità, su richiesta motivata delle Amministrazioni competenti, possono contenere misure derogatorie individuate nel rispetto dei princìpi generali dell’ordinamento giuridico e delle norme dell’Unione europea, con efficacia limitata fino al 31 dicembre 2022.

 

Voucher connettività anche per i professionisti

Estesa la platea del voucher connettività per servizi a banda ultralarga: il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 27 aprile 2022, entrato in vigore con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n. 116 del 19 maggio 2022, modifica il decreto Mise del 23 dicembre 2021 per includere anche i professionisti – che esercitano in proprio o in forma associata l'attività – tra i beneficiari della misura finalizzata a favorire la digitalizzazione. I titolari di partitia Iva, dunque, potranno  fare richiesta per il voucher oltre alle micro, piccole e medie imprese.  L’incentivo, si legge nella nota del Ministero, va da un minimo di 300 euro a un massimo di 2.500 euro per servizi di connettività a banda ultralarga da 30 Mbit/s ad oltre 1 Gbit/s e potrà essere richiesto direttamente agli operatori di telecomunicazioni accreditati sul portale dedicato all’incentivo, attivato e gestito da Infratel Italia. Per l’erogazione del voucher e l’attivazione dei servizi a banda ultralarga, i beneficiari dovranno utilizzare i consueti canali di vendita degli operatori.

 

Tirocini retribuiti nella pubblica amministrazione  in Gazzetta il Decreto

È stato pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 122 del 26 maggio 2022, il Decreto 23 marzo 2022 titolato “Esperienze di formazione e lavoro professionalizzanti per giovani nella pubblica amministrazione”.

Il decreto individua le modalità attuative con cui le amministrazioni pubbliche possono attivare specifici progetti di formazione e lavoro per l’acquisizione, attraverso contratti di apprendistato anche nelle more della disciplina dei rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro, di competenze di base e trasversali, nonché per l’orientamento professionale di studenti universitari.

Per promuovere l'orientamento professionale di studenti universitari iscritti alle lauree magistrali oppure ad anni successivi al terzo delle lauree magistrali a ciclo unico e' istituito il programma «Tirocinio InPa» con lo scopo di attivare tirocini curricolari della durata di sei mesi, connessi con la stesura della tesi di laurea magistrale. Tali tirocini, con finalità formative e di orientamento professionale, si svolgono prevalentemente in presenza e prevedono il riconoscimento di un'indennità di partecipazione.

Possono partecipare al programma gli studenti con età inferiore a ventotto anni, iscritti a corsi di laurea magistrale con media voto non inferiore a 28/30 e in possesso del 30% dei crediti formative universitari previsti dal ciclo di studi o iscritti a corsi di laurea magistrale a ciclo unico con media voto non inferiore a 28/30 e in possesso del 70% dei crediti formativi universitari previsti dal percorso di studi.

 

Titolare effettivo: in Gazzetta Ufficiale il Decreto MEF sul registro

Il Ministro dell'Economia e finanza ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 121 del 25 maggio 2022, il Decreto 11 marzo 2022, n. 55, con il Regolamento recante disposizioni in materia di comunicazione, accesso e consultazione dei dati e delle informazioni relativi alla titolarità effettiva di imprese dotate di personalità giuridica, di persone giuridiche private, di trust produttivi di effetti giuridici rilevanti ai fini fiscali e di istituti giuridici affini al trust.

La comunicazione, a cui saranno tenuti tutti gli amministratori di società ed enti ed i fiduciari dei trust, avverrà per via telematica attraverso il sistema Comunica. I primi invii dovranno avvenire a seguito di un apposito provvedimento del Mise, da emanarsi entro 60 giorni che dovrà attestare l'operatività del sistema di comunicazione

 

 

INPS

Posticipo del termine di scadenza della sperimentazione e modifiche alle disposizioni in materia di APE sociale

L'INPS, con la circolare n. 62 del 25 maggio 2022, recepisce le disposizioni dettate dalla Legge di Bilancio 2022 in merito al posticipo del termine di scadenza della sperimentazione e alle modifiche alle disposizioni in materia di APE sociale applicabili fino al 31 dicembre 2022. In particolare l’Istituto chiarisce I criteri di applicabilità della misura ai lavoratori addetti a mansion gravose, i nuovi termini e modalità di presentazione delle domande e la compatibilità dell’Ape sociale con il reddito di emergenza, il reddito di cittadinanza e l’ISCRO

 

Servizio “SIUSS – ex Casellario dell’assistenza”. Nuova funzionalità di controllo

Con il messaggio n. 2156 del 23 maggio 2022, l’INPS rende noto  che all’interno del servizio online SIUSS – Casellario dell’assistenzaè stata introdotta una nuova funzionalità, denominata “Controllo autocertificazioni”, rivolta agli enti locali.

Questa funzionalità consente agli enti locali (i Comuni, singoli o associati, le Province autonome e le Regioni in qualità di enti erogatori) di verificare quanto autodichiarato dagli interessati in sede di presentazione di domande per accedere a prestazioni e servizi erogati dai medesimi, nel rispetto dei canoni di pertinenza, adeguatezza e limitazione a quanto necessario, rispetto alle finalità del trattamento.

 

Fondo solidarietà trasporto aereo: le regole per il pagamento CIGS

L’INPS, con la circolare n. 61 del 24 maggio 2022, spiegare le principali novità introdotte in materia di Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, con riferimento all’operatività del nuovo processo di gestione dei pagamenti delle prestazioni integrative della cassa integrazione guadagni straordinaria.

Il nuovo processo è finalizzato a:

– Consentire la trasmissione dei dati utili al calcolo della prestazione integrativa della CIGS avverrà esclusivamente tramite Uniemens;

– Ridurre i tempi di erogazione della prestazione

– Dare all’istruttoria della domanda avrà un approccio proattivo, basato sulla individuazione preventiva e sulla eventuale rimozione di ogni fattore che possa influire negativamente sul buon esito del pagamento, garantendo in tale modo una gestione più rapida, efficace e mirata dell’intero processo.

 

Assegno per congedo matrimoniale a pagamento diretto. Rilascio della nuova domanda

L’INPS, con il messaggio n. 2147 del 22 maggio 2022, comunica che sull’Hub delle prestazioni non pensionistiche (ossia la piattaforma unificata per l'acquisizione delle domande on-line di prestazioni non pensionistiche e per la gestione integrata delle istanze, nata da un progetto finanziato con i fondi del PNRR) è presente, a far data dal 23 maggio 2022, l’Assegno congedo matrimoniale a pagamento diretto dell’Inps, che può essere chiesto all’Istituto entro un anno dalla data del matrimonio/unione civile.

 

 

ISPETTORATO NAZIONALE DEL LAVORO

Permesso di soggiorno per motivi di studio – svolgimento di attività lavorativa – limiti

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro, con la nota n. 1074del 24 maggio 2022, interviene riguardo la posizione di studenti extracomunitari i quali, a seguito d’ingresso nel territorio nazionale per motivi di studio, intendano svolgere attività lavorativa avvalendosi della facoltà riconosciuta dall’art. 14, comma 4, D.P.R. n. 394/1999.

Lo studente straniero non può modulare lo svolgimento dell’attività lavorativa in modo tale da superare il limite delle 20 ore settimanali per un limitato periodo di tempo (ad es. in estate, periodo durante il quale i corsi universitari e/o didattici sono in genere sospesi), pur nel rispetto del limite annuale delle 1.040 ore.

La disciplina di riferimento, infatti, nello stabilire la facoltà di svolgimento di una attività lavorativa da parte del titolare di un permesso di soggiorno per motivi di studio o formazione entro il limite di 20 ore settimanali e di complessive 1.040 ore annuali, ha l’obiettivo di consentire allo studente straniero di potersi mantenere agli studi, che è obiettivo prevalente rispetto a quella lavorativa. Ne consegue la necessità di interpretare la disposizione in senso restrittivo.

 

 

AGENZIA DELLE ENTRATE

Superbonus. L'Agenzia delle entrate riepologa le novità

L’Agenzia delle Entrate ha reso nota la nuova Circolare 27 maggio 2022, n. 19/E che fa il punto sulla normativa legata al superbonus 110% e agli altri bonus edilizi, con specifico riferimento al secondo pacchetto di misure antifrode e alla modifiche alla disciplina della cessione dei crediti.

in particolare sulle nuove regole in merito all’applicazione dei contratti collettivi che arrivano i principali chiarimenti.

L’obbligo in vigore per le opere di importo complessivo superiore a 70.000 euro avviate dopo il 27 maggio 2022 si applica esclusivamente ai commissionari di lavori edili con dipendenti. Una precisazione resa con il contributo del Ministero del Lavoro, e che scioglie i dubbi sorti dopo l’introduzione dell’obbligo di applicazione del CCNL edilizia.

Se le ditte individuali restano quindi escluse dalla nuova disposizione, sarà obbligatoria l’applicazione per i general contractor così come in caso di lavori oggetto di sub appalto.

Sarà inoltre possibile sanare la mancata indicazione in fattura del CCNL applicato, a patto che questo sia indicato nell’atto di affidamento dei lavori.

 

ISA, la circolare riepilogativa

L’Agenzia delle entrate, con la circolare n. 18/E del 25 maggio 2022, riepilogale novità riguardanti l’applicazione degli ISA per il periodo d’imposta 2021. Gli indici sono caratterizzati da una sostanziale continuità con quanto avvenuto nel passato. Pertanto, il processo evolutivo e di aggiornamento dello strumento, come nel 2020 ha dovuto tener conto degli effetti di natura straordinaria della crisi economica e dei mercati conseguente all’emergenza sanitaria, e quindi, a prevedere per l’annualità 2021 ulteriori ipotesi di esclusione dell’applicabilità.

E’ stata prevista l’esclusione per i contribuenti che:

  • hanno subito una diminuzione dei ricavi o ovvero dei compensi, di almeno il 33% nel periodo d’imposta 2021 rispetto a quello 2019
  • hanno aperto la partita Iva dal 1° gennaio 2019
  • esercitano, in maniera prevalente, le attività economiche individuate da specifici codici attività, il cui elenco è contenuto nella Tabella 2 allegata alle istruzioni – parte generale – degli Isa, consultabile sul sito dell’Agenzia delle entrate.

Inoltre, la circolare chiarisce che:

– nei modelli, per le attività professionali, è presente il quadro contabile H che fa diretto rimando al quadro RE di Redditi

– coloro che non applicano gli Isa ma sono comunque tenuti alla compilazione del relativo modello, possono esimersi dalla consultazione ed acquisizione delle “precalcolate”

– attraverso una specifica funzionalità di vera e propria precompilazione del software (già introdotta lo scorso anno) è possibile importare i dati contabili direttamente da Redditionline riducendo così sensibilmente l’onere compilativo a carico dei contribuenti.

Infine, riguardo al regime premiale, il documento di prassi rimanda alle indicazioni contenute nel provvedimento del 27 aprile 2022, con cui sono state individuate le condizioni in presenza delle quali vengono riconosciuti i benefici premiali.

 

Bonus per il “rientro dei cervelli”

Con la circolare n. 17 del 25 maggio 2022, l’Agenzia delle entrate fa il punto su requisiti e condizioni per esercitare l’opzione per l’estensione della fruizione dell’agevolazione per il rientro in Italia di docenti e ricercatori, opportunità introdotta con il Bilancio 2022 (legge n. 234/2021). L’agevolazione è stata introdotta dall’articolo 44 del Dl n. 78/2010, poi modificato dall’articolo 5 del decreto “Crescita” per i soggetti che acquisiscono la residenza fiscale nel nostro Paese a partire dal 2020 e più di recente dalla legge di bilancio 2022 (articolo 1, comma 763), che ha inserito specifiche disposizioni concernenti la possibilità per i docenti e ricercatori di beneficiare, a determinate condizioni, del regime agevolativo loro riservato per ulteriori periodi di imposta.
La durata ordinaria dello sconto Irpef è di quattro anni nella formulazione originaria e diventa di cinque anni dal 2020, sempre che permanga la residenza fiscale in Italia.

 

Istruzioni operative in materia di prezzi di trasferimento Intervallo di libera concorrenza

Con Circolare n. 16 del 24 maggio 2022 l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le istruzioni sui prezzi di trasferimento (transfer pricing).

In particolare, la Circolare definisce la nozione “intervallo di libera concorrenza” prevista dall’articolo 6 del Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze del 14 maggio 2018, recante linee guida in materia di prezzi di trasferimento, di attuazione dell’art. 110, co. 7, del TUIR.

Il decreto stabilisce, in particolare, che le operazioni transfrontaliere tra imprese associate (ovvero con partecipazione nella gestione, nel controllo o nel capitale) debbano essere valutate nel rispetto del principio della libera concorrenza.

A tal fine, il decreto prevede dei criteri di comparabilità tra operazioni non controllate (cioè effettuate tra imprese indipendenti) e operazioni controllate (tra imprese associate) e definisce i metodi per determinare i prezzi di trasferimento che consentono la valorizzazione di un’operazione controllata tramite prezzi di trasferimento.

Inoltre, l’articolo 6 introduce il concetto di “intervallo di libera concorrenza”, definendolo come quell’intervallo di valori definiti dagli indicatori finanziari scelti in attuazione del metodo più appropriato relativo a ciascuna operazione tra terzi indipendenti che rientra nel perimetro dell’operazione controllata.

 

 

Modifica alla comunicazione dei dati all'Anagrafe Tributaria da parte degli operatori finanziari

Con il provvedimento 23 maggio 2022, l’Agenzia delle entrate introduce nuove disposizioni su modalità e termini di comunicazione dei dati all'Anagrafe tributaria da parte degli operatori finanziari. In particolare, le novità riguardano la revisione delle tipologie di carte di credito e debito, l’individuazione dei rapporti in valuta virtuale, la previsione della nuova categoria dei servizi di pagamento.
Le disposizioni entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2023, mentre la comunicazione dei dati contabili riferiti al 2022 andrà effettuata secondo le specifiche tecniche di cui all’allegato 2 con le modalità indicate dall’allegato 1.

 

Bonus monopattini usufruibile nella misura del 100%

L'Agenzia delle entrate, con il provvedimento del 23 maggio 2022 ha stabilito la misura del 100 % il credito per l'acquisto di monopattini

La percentuale del credito d’imposta per l’acquisto di mezzi e servizi di mobilità sostenibili tiene conto del limite di spesa ammissibile e del totale delle istanze validamente presentate

Le istanze potevano essere presentate entro il 13 maggio ultimo giorno utile per richiedere il bonus.

 

Violazione degli obblighi di comunicazione al Sistema tessera sanitaria

L'Agenzia delle entrate con larisoluzione n. 22 del 23 maggio 2022 ha affermato che per l’omessa, errata, tardiva trasmissione al Sistema tessera sanitaria dei dati sanitari, ai fini della precompilata, deve essere applicata la sanzione di 100 euro per ogni singolo documento di spesa non inviato o inviato irregolarmente, a nulla rilevando il mezzo di trasmissione (uno o plurimi file), o il numero di soggetti cui i documenti si riferiscono. Per espressa disposizione normativa non può essere applicato, infatti, il criterio del cumulo giuridico.

La penalità è comunque definibile mediante l’istituto del ravvedimento operoso previsto dall’articolo 13 del Dlgs n. 472/1997 utilizzando il codice tributo “8912”

 

Tasse auto in Valle d’Aosta,  soppressi dei bollettini intestato all'Agenzia delle entrate

Con provvedimento del 26 maggio 2022, l'Agenzia delle entrate, alla luce della piena attuazione delle misure che attribuiscono alla Regione Valle d’Aosta a partire dal 1° gennaio 2010, il compito di riscuotere direttamente le tasse automobilistiche, sopprime  il bollettino generico per il ciclomotore con banda verde, quello per autoveicoli, motoveicoli e rimorchi con banda rossa e quello per il riversamento tasse automobilistiche con banda grigia.

 

 

AGENZIA DELLE ENTRATE – INTERPELLO

 

Risposta n. 289 del 23 maggio 2022Superbonus: Interventi antisismici e di efficientamento energetico su due edifici unifamiliari

L’Agenzia ricorda che, nel caso di interventi "trainati", il comma 2 dell'articolo 119 del decreto “Rilancio”stabilisce che l'aliquota del 110% si applica “nei limiti di spesa previsti, per ciascun intervento di efficienza energetica, dalla legislazione vigente”. Quindi, nell’ipotesi in cui la norma preveda un ammontare massimo di detrazione, per determinare il limite di spesa ammesso al Superbonus occorre dividere la detrazione massima ammissibile prevista nelle norme di riferimento per l'aliquota di detrazione espressa in termini assoluti cioè: detrazione massima diviso 1,1.
Pertanto, con riferimento ai prospettati interventi, l'ammontare massimo di spesa sarà pari a 109.090 euro (60.000/1.1 = 54.545 x 2) per l'installazione di collettori solari termici, di infissi e di schermature solari, a 30mila euro (15.000 x 2) per l'installazione di impianti di domotica e a 48mila euro e, comunque, nel limite di spesa di 1.600 euro per ogni kW di potenza nominale per l'installazione di impianti fotovoltaici (essendo contestuale a un intervento di ristrutturazione edilizia (articolo 3, comma 1, lettera d), Dpr n. 380/2001).

 

Risposta n. 288 del 23 maggio 2022accesso al Superbonus da parte del locatario di un appartamento e un box pertinenziale di proprietà di una società di gestione immobiliare

Il conduttore di una unità immobiliare di proprietà di una società che sostiene spese per interventi di efficienza energetica con il consenso del proprietario, ha diritto alla detrazione qualora tale immobile faccia parte di un edificio in condominio, mentre è escluso dall'agevolazione qualora lo stesso immobile non sia funzionalmente autonomo e non disponga di uno o più accessi autonomi dall'esterno e faccia parte di un edificio interamente di proprietà della società trattandosi di una tipologia non ammessa al Superbonus. Inoltre, il beneficio non spetta se il locatario è socio della compagine proprietaria. Tanto detto, si intuisce agevolmente che l’interessato potrà accedere al maxi-sconto fiscale, a condizione, naturalmente, che abbia sostenuto le spese e che l’immobile e la sua pertinenza siano detenuti a uso residenziale, in base a un contratto regolarmente registrato.

 

Risposta n. 287 del 23 maggio 2022 – Superbonus – limite di spesa per installazione di impianto fotovoltaico contestuale alla realizzazione di un ascensore per disabili

Considerato che la realizzazione di un ascensore rientra tra gli interventi di “ristrutturazione edilizia”, ne consegue che il limite di spesa ammesso al Superbonus per l'installazione contestuale dell'impianto solare fotovoltaico connesso alla rete elettricaè ridotto a 1.600 euro per ogni kW di potenza.
Per completezza, l’Agenzia aggiunge che riguardo alla definizione di tale limite non conta l'eventuale collegamento funzionale tra l'installazione dell'impianto solare fotovoltaico e il lavoro di “ristrutturazione edilizia”, essendo sufficiente la contestualità degli interventi.

 

Risposta n. 290 del 23 maggio 2022 – Superbonus – verifica del principio di prevalenza residenziale di un edificio con interventi che comportino il cambio di destinazione d'uso di unità immobiliari presenti

In un "condominio minimo" composto da due unità immobiliari, una ad uso abitativo e una ad uso commerciale che successivamente agli interventi di miglioramento sismico e isolamento termico, sarà trasformato in tre unità residenziali, entrambi i proprietari potranno fruire del Superbonus, anche se la superficie ad uso abitativo è inferiore al 50% dell’edificio complessivo. La prevalenza abitativa, infatti, si applica alla situazione finale dell'edificio che sarà composto esclusivamente da unità immobiliari residenziali.

 

Risposta n. 291 del 23 maggio 2022 – Barriere architettoniche – detrazione del 75 per cento per la realizzazione di interventi direttamente finalizzati al superamento e all'eliminazione di barriere architettoniche

Ai fini della detrazione del 75% per la realizzazione di interventi direttamente finalizzati al superamento e all'eliminazione di barriere architettoniche, introdotta dalla legge di Bilancio 2022, poiché la norma si riferisce alle spese documentate sostenute dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, senza altre condizioni volte a circoscrivere l'applicazione della detrazione alla data di avvio degli interventi, ai fini dell'imputazione delle spese stesse occorre fare riferimento, per le persone fisiche, al criterio di cassa e, quindi, alla data dell'effettivo pagamento, indipendentemente dalla data di avvio degli interventi cui I pagamenti si riferiscono

 

Risposta n. 294 del 24 maggio 2022 – Redditi di lavoro dipendente – rimborso spese per l'acquisto di Laptop/Tablet

Il rimborso da parte della società ai propri dipendenti trasferiti in Paesi stranieri, i  “transferred employees”, delle somme utilizzate dagli stessi impiegati per l’acquisto di laptop o tablet destinati alla didattica dei propri figlie per il test d'ingresso alla scuola, non sono computati ai fini reddituali.

 

Risposta n. 296 del 25 maggio 2022 – soggetti obbligati alla presentazione della dichiarazione di successione

i chiamati all’eredità sono solidalmente obbligati a presentare la dichiarazione di successione. Tuttavia se, all'esito di un giudizio, risultino eredi soggetti diversi da coloro che abbiano provveduto alla presentazione della dichiarazione e al versamento dell’imposta, è possibile richiedere il rimborso dell'imposta illegittimamente pagata, unitamente agli interessi, alle soprattasse e alle pene pecuniarie.

 

Risposta n. 305 del 26 maggio 2022 – Acquisizione di un ramo d'azienda

In un’operazione di acquisto di ramo d’azienda, gli utilizzi dei fondi per rischi e oneri non subiscono variazioni fiscali in aumento o in diminuzione ai fini Ires e Irap a prescindere dal metodo di contabilizzazione utilizzato (diretto/indiretto), i rilasci costituiscono sopravvenienze attive imponibili ai fini delle due imposte.

 

Risposta n. 306 del 26 maggio 2022 – Superbonus – interventi di consolidamento antisismico su di un edificio di unico proprietario prevalentemente residenziali

Il proprietario di un edificio composto da due unità abitative al primo piano, una pertinenza e due negozi al piano terra, che intende effettuare dei lavori di ristrutturazione finalizzati al consolidamento e miglioramento statico dell’intera unità, potrà accedere al Superbonus considerando che la superficie residenziale di mq 175,64, supera il tetto del 50% dei metri quadri complessivi (mq 294,28). In sintesi la prevalenza della porzione residenziale dello stabile rispetto a quella adibita ad uso ufficio, consente all’istante di accedere all’agevolazione. La spesa ammissibile sarà pari a 480mila euro, cioè 96.000 per ciascuna unità di cui si compone il fabbricato.

 

Risposta n. 307 del 26 maggio 2022 – Superbonus – locatario persona fisica di unità immobiliare di proprietà di una società di capitali

Gli interventi edilizi agevolabili, effettuati su una unità abitativa detenuta in locazione, “funzionalmente indipendente” e con “uno o più accessi autonomi dall'esterno”, sono ammessi al Superbonus, indipendentemente dalla circostanza che l’immobile sia ubicato in un edificio escluso dall'agevolazione, perché di proprietà di una società di capitali.

 

Risposta n. 308 del 26 maggio 2022- Obbligo comunicazione contributi Pubbliche Amministrazioni

l'obbligo di comunicazione a carico dell'ente pubblico che corrisponde ad imprese commerciali contributi assoggettabili a ritenuta d'acconto, previsto dalle disposizioni relative all'anagrafe tributaria ed al codice fiscale dei contribuenti, è in concreto assolto mediante l'inserimento dei dati nel quadro SF del modello 770, da inviare annualmente entro il 31 ottobre di ogni anno.

 

Risposta n. 312 del 27 maggio 2022 – Obblighi dichiarativi ai fini delle imposte dirette – Ente esente da imposte

La scuola straniera senza fini di lucro, non riconosciuta, operante in Italia – esente dalle imposte sui redditi e dall’Irap in forza di un accordo interstatale – che ha aperto una partita Iva, è tenuta a presentare le relative dichiarazioni anche in mancanza di un reddito e di un debito d’imposta.

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Elenco Domicili Digitali Iscritti

Le Pubbliche Amministrazioni possono richiedere l’elenco dei domicili digitali degli iscritti, di cui all’art. 37 del D.L. n. 76/2020, inviando una richiesta al seguente indirizzo PEC:
 
 ordine.pescara@consulentidellavoropec.it 
 
Il nostro Consiglio Provinciale risponderà a mezzo PEC inviando le informazioni necessarie per ottenere le informazioni richieste
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Il Consiglio

Carica

Cognome e Nome

N° Iscrizione

Presidente

D'Angelo Laura

125

Segretario

Rossi Chiara

210

Tesoriere

Faricelli Paola

233

Consigliere

Cacciagrano Paolo

218

Consigliere

Sasso Barbara

261

Consigliere

Serra Pietro Paolo

231

Consigliere

Signorile Vito

158

Collegio Revisori

Carica

Cognome e Nome

N° Iscrizione

Presidente

Scorrano Daniele

216

Revisore

D'Agostino Orsola

193

Revisore

Riccitelli Claudia

250

CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ORDINE DEI CONSULENTI DEL LAVORO
CODICE DEONTOLOGICO
Approvato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro
con delibera n. 333 del 29 luglio 20161

SOMMARIO
CODICE DEONTOLOGICO

CODICE DEONTOLOGICO
CAPO I – PARTE GENERALE

Art. 1 (Ambito di applicazione)

  1. Il presente Codice reca le norme deontologiche circa l’esercizio della professione di Consulente del lavoro, così come definita all’articolo 1 della Legge 11 gennaio1979, n. 12 e successive modificazioni ed integrazioni, nonché dall’articolo 2 del Decreto del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali 21 febbraio 2013, n. 46, al fine di garantire gli interessi generali ad esso connessi, di tutelare l’affidamento della clientela, assicurare il decoro e la dignità professionale e il rispetto della legalità.
  2. Il Codice si applica ai professionisti ed alle società tra professionisti iscritte all’albo dei Consulenti del Lavoro ed agli iscritti al Registro praticanti di cui all’articolo 6 del D.P.R. 7 agosto 2012, n. 137, che sono tenuti a conformare la propria condotta ai doveri di cui al Capo II.

Art. 2 (Definizioni)

  1. Ai fini del presente Codice:
  2. a) per “Consulente” si intendono i professionisti o le società tra professionisti iscritte all’Albo di cui all’articolo 8 della Legge 11 gennaio 1979, n. 12.
  3. b) per “praticante” si intende colui che svolge il periodo obbligatorio di tirocinio necessario per l’ammissione all’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di Consulente del lavoro.
  4. c) per “Ordine” si intendono i Consigli Provinciali o il Consiglio Nazionale di cui al Titolo III della Legge 11 gennaio1979, n. 12.

CAPO II – DOVERI GENERALI

Art. 3 (Dovere di dignità e decoro)

  1. I soggetti indicati al precedente articolo 1 sono tenuti a svolgere con dovere di dignità e decoro l’attività professionale svolta a titolo individuale, associato, societario, nonché nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato.

Art. 4 (Principio di professionalità specifica)

  1. Nell’esercizio a titolo individuale, associato e societario, il Consulente deve ordinare la propria attività in modo che sia resa a favore del cliente sotto la propria direzione e responsabilità personale in conformità al principio di 4 professionalità specifica.

Art. 5 (Dovere di lealtà e correttezza)

  1. Il Consulente deve svolgere la sua attività con lealtà e correttezza nei confronti del cliente e dei terzi a qualunque titolo coinvolti.

Art. 6 (Dovere di fedeltà)

  1. E’ dovere del Consulente svolgere con fedeltà nei confronti del cliente la propria attività professionale.
  2. Il Consulente è tenuto ad anteporre gli interessi del cliente a quelli propri.

Art. 7 (Dovere di indipendenza)

  1. Fatto salvo quanto previsto all’art. 6 , comma 2, il Consulente ha il dovere di conservare la propria autonomia di giudizio, tecnica e intellettuale, e di difenderla da condizionamenti esterni di qualunque natura.

Art. 8 (Obbligo del segreto professionale)

  1. Il Consulente è tenuto al segreto professionale ai sensi dell’art. 6 della Legge 11 gennaio 1979, n. 12.

Art. 9 (Dovere di riservatezza)

  1. Fatto salvo quanto previsto all’art. 8, il Consulente deve assicurare la riservatezza circa i dati e le notizie di cui sia venuto a conoscenza in occasione della promozione o esecuzione del rapporto professionale.
  2. Il Consulente è tenuto a creare le condizioni affinché la riservatezza sia mantenuta da parte dei dipendenti, dai soci, dai praticanti e da tutti coloro che, a qualunque titolo, operano nel suo studio e per conto delle stesso.

Art. 10 (Dovere di competenza)

  1. Il Consulente non deve accettare incarichi che sappia di non poter svolgere con la necessaria competenza o per i quali non sia in grado di assicurare un’organizzazione adeguata.
  2. Il Consulente deve curare costantemente la propria preparazione professionale, conservando e accrescendo il sapere con particolare riferimento ai settori nei quali è svolta l’attività.
  3. È fatto obbligo al Consulente del Lavoro di curare la propria preparazione in conformità a quanto previsto dall’apposito Regolamento sulla Formazione Continua approvato dal Consiglio Nazionale.5

Art. 11 (Dovere di informativa)

  1. L’informativa circa l’attività professionale e la forma giuridica di organizzazione adottata per lo studio deve essere resa secondo correttezza e verità.

Art. 12 (Responsabilità patrimoniale)

  1. Il Consulente è tenuto a stipulare idonea assicurazione per i danni derivanti al cliente dall’esercizio dell’attività professionale, comprese le attività di custodia dei documenti e valori ricevuti dal cliente stesso.
  2. Il Consulente deve rendere noti al cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della polizza professionale, il relativo massimale e ogni variazione successiva.
  3. Costituisce illecito disciplinare lo svolgimento dell’attività professionale in mancanza di idonea copertura assicurativa.

 

CAPO III – RAPPORTI ESTERNI

Art. 13 (Rapporti con altri professionisti)

  1. E’ fatto divieto al Consulente di accettare incarichi congiuntamente con soggetti non abilitati e di avvalersi, per l’esercizio di prestazioni riservate, di soggetti non abilitati ovvero di promuoverne o favorirne l’attività.

Art. 14 (Concorrenza sleale)

  1. La concorrenza deve svolgersi secondo i principi dell’ordinamento giuridico, così come integrati dalle norme del presente Codice.
  2. Fatto salvo quanto stabilito all’articolo 33 del presente Codice i seguenti comportamenti possono assumere rilevanza ai sensi del comma precedente:
  3. a) la diffusione di notizie e apprezzamenti circa l’attività di un professionista idonei a determinarne il discredito;
  4. b) il compimento di atti preordinati, in via esclusiva, ad arrecare pregiudizio all’attività di altro professionista;
  5. c) l’uso di segni distintivi dello studio idonei a produrre confusione con altro professionista;
  6. d) la distrazione da parte del Consulente chiamato a sostituire temporaneamente nella gestione dello studio un collega sospeso o impossibilitato di clienti di quest’ultimo;
  7. e) l’esercizio dell’attività con titolo professionale o formativo non conseguito;
  8. f) l’esercizio dell’attività nel periodo di sospensione disciplinare;
  9. g) il vanto di rapporti di parentela o familiarità o di qualunque efficace influenza con coloro che rivestono incarichi od operano nelle Istituzioni al fine di trarre utilità di qualsiasi natura nelle sua attività professionale.6

Art. 15 (Titolo professionale)

  1. L’esercizio dell’attività professionale svolta in forma individuale o associata deve avvenire con l’espressa indicazione del titolo di Consulente del Lavoro.
  2. Costituisce comportamento rilevante ai sensi degli artt. 3, 5 e 10 l’uso di titoli professionali e formativi non conseguiti.

Art. 16 (Sostituzione di collega per decesso, sospensione o temporaneo impedimento)

  1. Il Consulente chiamato dall’Ordine ovvero dalla famiglia a sostituire un collega deceduto per liquidare lo studio o gestirlo temporaneamente, dopo aver accettato l’incarico, deve agire con particolare diligenza avendo riguardo agli interessi degli eredi, dei clienti e dei collaboratori del collega.
  2. Per gli incarichi conferiti al deceduto ma eseguiti, anche in parte, dal sostituto, può essere richiesto parere all’Ordine sulle modalità e criteri di ripartizione del compenso.
  3. Il primo comma si applica anche in caso di sospensione disciplinare o impedimento temporaneo di un collega. In tali casi, il sostituto deve agire con particolare diligenza e gestire lo studio rispettandone i connotati strutturali ed organizzativi dando comunicazione circa i termini della sostituzione agli Ordini di appartenenza.

Art. 17 (Rapporti con l’Ordine)

  1. Il Consulente è tenuto a collaborare lealmente con l’Ordine per l’espletamento delle funzioni istituzionali, anche con riferimento al fenomeno dell’abusivismo professionale.

Art. 18 (Cariche istituzionali)

  1. Coloro che rivestono cariche elettive presso Istituzioni o Enti previsti dall’ordinamento di categoria devono adempiere al loro ufficio con disponibilità, obiettività e imparzialità.
  2. I soggetti di cui al primo comma devono curare le modalità con cui svolgono il mandato al fine di non conseguire, per effetto di esse, utilità di qualsiasi natura.

Art. 19 (Partecipazione a compagini societarie e collaborazioni con imprese che erogano servizi nel settore di attività, di cui all’articolo 1, Legge 11 gennaio 1979, 12)

  1. Il Consulente del lavoro che rivesta la carica di amministratore di società commerciali che hanno come oggetto sociale l’erogazione di servizi nel settore di attività di cui all’art. 1, commi 4 e 5, della Legge 11 gennaio 1979, n. 12, è tenuto a svolgere le sue attribuzioni e/o funzioni nell’osservanza delle disposizioni del presente Codice.7
  2. Ove la società di cui al comma precedente ponga in essere atti e/o comportamenti oggettivamente rilevanti ai sensi delle disposizioni del presente Codice, il Consulente del lavoro che la amministra è ritenuto responsabile degli stessi a meno che si tratti di attribuzioni proprie o di funzioni in concreto attribuite ad altro amministratore, ovvero che si tratti di fatti attribuibili a comportamenti dolosi di terzi o in ogni caso attribuiti esclusivamente a terzi.
  3. In ogni caso, il Consulente del lavoro che amministri o assista le imprese e gli organismi di cui ai commi 4 e 5 della Legge 11 gennaio 1979, n. 12, è responsabile se, essendo a conoscenza di fatti rilevanti ai sensi del presente Codice, non ha agito per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze.
  4. E’ altresì considerato responsabile il Consulente del lavoro che sia socio di una società di cui al primo comma che abbia autorizzato tali comportamenti ai sensi dell’art. 2364, comma 1, numero 5), c.c. ovvero sia titolare di diritti particolari in materia ai sensi dell’art. 2468, comma 3, c.c. ovvero abbia concorso alla decisione ai sensi dell’art. 2479 c.c..
  5. Il Consulente del lavoro che amministra o assiste le imprese di cui ai commi 4 e 5 della Legge 11 gennaio 1979, n. 12, deve assicurarsi che le predette imprese ed organismi effettuino la prescritta comunicazione di conferimento dell’incarico al Consiglio Provinciale dell’Ordine ed alla Direzione Territoriale del Lavoro competenti.
  6. Al Consulente del lavoro che svolge la propria attività nell’ambito di STP si applicano anche le disposizioni di cui ai commi da 1 a 4 del presente articolo.
  7. Il Consulente del lavoro socio di STP che a qualsiasi titolo concorra ad alterare le condizioni previste dell’articolo 10 comma 4, lettera b), della Legge 12 novembre 2011, n. 183, secondo cui il numero dei soci professionisti e la partecipazione al capitale deve essere tale da determinare la maggioranza dei due terzi nelle decisioni o deliberazioni dei soci, sarà considerato gravemente responsabile ai sensi del presente Codice.

Art. 20 (Rapporti con i Colleghi)

  1. Il Consulente deve mantenere nei confronti dei colleghi e delle Istituzioni un comportamento ispirato a correttezza e lealtà.
  2. Il Consulente non deve registrare una conversazione telefonica con un collega.
  3. Il Consulente deve assicurarsi che il contenuto della corrispondenza, anche informatica, e dei colloqui riservati intercorsi con i colleghi non venga riportato in atti processuali.
  4. Il Consulente, prima di intraprendere azioni giudiziarie nei confronti di colleghi per fatti inerenti lo svolgimento dell’attività professionale, deve interessare il Consiglio dell’Ordine provinciale di appartenenza, al fine di ricercare in quella sede una soluzione che salvaguardi il decoro e la dignità dell’Ordinamento Professionale. 8

 

CAPO IV – RAPPORTI INTERNI

Art. 21 (Rapporti con Praticanti, collaboratori, dipendenti)

  1. Il Consulente è tenuto a fornire al Praticante l’addestramento teorico e pratico necessario allo svolgimento dell’attività professionale, ivi compreso l’insegnamento delle regole deontologiche.
  2. Il Consulente deve consentire al Praticante di partecipare a corsi specifici di formazione propedeutici al superamento dell’esame di Stato.
  3. Il Consulente deve improntare il rapporto con il Praticante alla massima chiarezza e trasparenza, con particolare attenzione alle modalità di espletamento della pratica. E’ opportuno che il rapporto sia definito per iscritto anche mediante la sottoscrizione del patto formativo.
  4. Dopo i primi sei mesi di tirocinio, il Consulente ha l’obbligo di corrispondere al praticante un rimborso spese forfettariamente concordato.
  5. Il Consulente è tenuto ad assicurare a collaboratori e dipendenti condizioni di lavoro moralmente ed economicamente dignitose. E’ opportuno che il Consulente instauri per iscritto i suoi rapporti di collaborazione.
  6. Per eventuali controversie insorte in ordine ai rapporti di praticantato, si ritiene applicabile il precedente articolo 20, comma 4.

Art. 22 (Responsabilità a seguito del praticantato)

  1. Il praticante ha l’obbligo di rispettare quanto disciplinato dal Regolamento sul Tirocinio obbligatorio approvato dal Consiglio Nazionale.

 

CAPO V – ESERCIZIO PROFESSIONALE

Art. 23 (Incarico professionale)

  1. L’incarico professionale è ordinato sulla reciproca fiducia tra il Consulente e il cliente, sia esso soggetto individuale o collettivo.
  2. Il Consulente raggiunto da provvedimento di sospensione deve attivarsi prontamente per farsi sostituire da altro professionista nell’esecuzione degli incarichi professionali in corso, segnalando il nominativo del sostituto al Consiglio Provinciale.
  3. Il Consulente deve rifiutarsi di accettare l’incarico o di prestare la propria attività quando dagli elementi conosciuti possa fondatamente desumere che la sua attività concorre alla realizzazione di una operazione contra legem.
  4. In costanza del periodo di sospensione, il Consulente non può promuovere o accettare incarichi professionali.
  5. La violazione del comma precedente costituisce aggravante.9

Art. 24 (Interesse personale)

  1. Il Consulente del lavoro è tenuto ad astenersi dal prestare attività professionale quando abbia, per conto proprio o di terzi, un rilevante interesse personale che possa condizionare il corretto svolgimento dell’incarico.
  2. L’obbligo di astensione di cui al precedente comma, grava anche sulla società e sull’associazione della quale fa parte come socio o amministratore.
  3. Le funzioni di presidente di un collegio arbitrale non possono essere assunte dal Consulente del lavoro che ha rapporti professionali con altri componenti del collegio ovvero con le parti, salvo espressa autorizzazione di tutti gli interessati.

Art. 25 (Accettazione dell’incarico)

  1. Il Consulente promuove il conferimento dell’incarico professionale con le modalità previste dalla Legge, specificando per iscritto l’oggetto, la natura, i compensi e gli estremi della polizza professionale.
  2. E’ opportuno che il Consulente che abbia ricevuto incarico verbale ne dia conferma scritta al cliente, così come ad ogni eventuale modifica dello stesso.
  3. Il Consulente non deve accettare incarichi da un cliente già assistito da un collega senza informare quest’ultimo; è altresì opportuno che il Consulente si accerti che il cliente abbia provveduto a recedere dal precedente rapporto professionale, salvo il caso di conferimento di incarico congiunto.
  4. Il Consulente, a qualsiasi titolo sostituito, deve prestare al collega subentrante la collaborazione a tal fine necessaria e adoperarsi affinché il subentro avvenga senza pregiudizio del cliente.
  5. Il Consulente deve astenersi dall’effettuare controlli o accertamenti in merito a situazioni riferentisi a clienti di altro collega salvo che quest’ultimo sia stato preventivamente preavvisato dal cliente di tali accertamenti.

Art. 26 (Incarico congiunto)

  1. Il Consulente che riceve un incarico congiunto con un collega deve stabilire conquest’ultimo rapporti di fattiva collaborazione nel rispetto dei relativi compiti. In particolare essi:
  2. a) devono tenersi reciprocamente informati circa le prestazioni eseguite e da svolgere. E’ opportuno che si consultino per concordare la condotta al fine della effettiva condivisione della strategia;
  3. b) devono astenersi da atti e comportamenti tendenti ad attirare il cliente nella propria sfera esclusiva.
  4. Il Consulente, al fine di evitare ogni responsabilità, è tenuto a informare l’Ordine della eventuale condotta professionalmente scorretta del collega ove la ritenga difforme dalle disposizioni del presente Codice.10

Art. 27 (Compensi)

  1. Il Consulente determina con il cliente il compenso professionale ai sensi dell’articolo 2233 del c.c., tenuto conto di quanto previsto dall’art. 2, comma 1, lettera b), della Legge 4 agosto 2006, n. 248, e dall’articolo 9, comma 1, della Legge 24 marzo 2012, n. 27, che hanno abrogato le disposizioni, legislative e regolamentari, che prevedono con riferimento alle attività libero professionali o intellettuali l’obbligatorietà di tariffe fisse o minime, e fatto salvo quanto previsto dalle leggi speciali.
  2. E’ opportuno che i preventivi siano resi per iscritto.

Art. 28 (Esecuzione dell’incarico)

  1. Il Consulente deve usare la diligenza e perizia richiesta dalle norme che regolano il rapporto professionale nel luogo e nel tempo in cui esso è svolto.
  2. Egli deve, tempestivamente, illustrare al cliente, con semplicità e chiarezza, gli elementi essenziali dell’incarico affidatogli. In particolare, è tenuto a:
  3. a) dare al cliente le informazioni necessarie ad assicurare la piena consapevolezza circa il tipo di prestazione richiesta;
  4. b) adoperarsi per la rettifica di errori, inesattezze od omissioni nelle proprie prestazioni, al cui onere è tenuto se sono a lui imputabili.

Art. 29 (Cessazione dell’incarico)

  1. Il Consulente non deve proseguire l’incarico qualora sopravvengano circostanze o vincoli che possano influenzare la sua libertà di giudizio ovvero condizionarne la condotta.
  2. Il Consulente non deve proseguire l’incarico se la condotta o le richieste del cliente ne impediscono il corretto svolgimento.
  3. Fatto salvo quanto previsto dalla legge o dall’accordo stipulato, al determinarsi di una causa di cessazione dell’incarico il Consulente deve avvisare tempestivamente della stessa il cliente e interrompere il rapporto con un preavviso adeguato alle circostanze, mettendolo in ogni caso in condizione di non subire pregiudizio.
  4. Il Consulente che non sia in grado di proseguire l’incarico con specifica competenza, per sopravvenute modificazioni alla natura e difficoltà della prestazione, ha il dovere di informare il cliente e chiedere di essere sostituito o affiancato da altro professionista.
  5. Il Consulente è tenuto a rinunciare all’incarico prima di agire giudizialmente verso il proprio cliente.

Art. 30 (Trascuratezza nella gestione degli interessi del cliente)

  1. Costituisce inadempimento disciplinare l’intenzionale trascuratezza degli 11 interessi del cliente.

Art. 31 (Restituzione dei documenti)

  1. Il Consulente è tenuto a restituire senza indugio al cliente i documenti relativi all’incarico quando quest’ultimo ne faccia richiesta.
  2. Copia dei documenti può essere trattenuta, anche senza il consenso scritto del cliente, solo quando ciò sia necessaria ai fini della liquidazione del compenso, e non oltre l’avvenuto saldo, ovvero quando sia necessario alla tutela della propria posizione.

Art. 32 (Richieste di pagamento)

  1. In costanza del rapporto professionale il Consulente può chiedere la corresponsione di anticipi parametrati alle spese sostenute ed a quelle prevedibili nonché di acconti commisurati alla quantità e complessità dell’incarico.
  2. Il Consulente cura la rendicontazione delle spese sostenute e degli acconti ricevuti ed è tenuto a consegnare, a richiesta del cliente, la nota dettagliata delle spese sostenute e degli acconti ricevuti.
  3. In caso di mancato pagamento, il Consulente non può chiedere un compenso maggiore di quello già indicato salvo che non ne abbia fatto espressa riserva.

Art. 33 (Pubblicità informativa)

  1. E’ ammessa con ogni mezzo la pubblicità informativa avente ad oggetto l’attività, le specializzazioni, i titoli posseduti attinenti alla professione, la struttura dello studio professionale e i compensi richiesti per le prestazioni.
  2. La pubblicità informativa di cui al comma 1 deve essere funzionale all’oggetto, veritiera e corretta, non deve violare l’obbligo del segreto professionale e non deve essere equivoca, ingannevole o denigratoria.
  3. La pubblicità informativa è svolta secondo criteri di trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dall’Ordine.
  4. Il Consulente non deve pubblicizzare la propria attività professionale associando in alcun modo la propria immagine a società commerciali o altri enti terzi al fine di eludere le disposizioni di cui ai precedenti commi.

Art. 34 (Rapporto di lavoro subordinato)

  1. Nel caso in cui al Consulente, che eserciti la professione nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato, venga richiesto di porre in essere una condotta non conforme alle disposizioni del presente Codice, è esonerato da responsabilità a condizione che lo comunichi preventivamente e per iscritto al soggetto da cui

dipende gerarchicamente.

  1. Fatto salvo quanto previsto al primo comma, costituisce aggravante la condotta del Consulente che ha preteso dai colleghi che da lui dipendono gerarchicamente condotte non conformi alle disposizioni del presente Codice.12

CAPO VI – POTESTA’ DISCIPLINARE

Art. 35 (Potestà disciplinare)

  1. Fatto salvo quanto previsto dalla legge, spetta al Consiglio di disciplina territoriale la potestà di decidere le sanzioni adeguate e proporzionate alla violazione delle norme deontologiche, nel rispetto di quanto previsto all’articolo successivo.
  2. Le sanzioni devono essere adeguate alla gravità dei fatti e devono tener conto della reiterazione delle condotte nonché delle specifiche circostanze, soggettive e oggettive, che hanno concorso a determinare l’infrazione.
  3. L’azione giudiziaria non sospende o impedisce l’instaurazione del procedimento disciplinare ove la condotta addebitata costituisca autonoma violazione delle disposizioni del presente Codice.

Art. 36 (Volontarietà della condotta)

  1. La responsabilità disciplinare discende dalla volontaria condotta, sia omissiva che commissiva, diretta alla violazione dei doveri di cui al presente Codice.
  2. Quando siano state contestate diverse infrazioni nell’ambito di uno stesso procedimento, la sanzione deve essere unica.

CAPO VII – DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI

Art. 37 (Disposizioni finali)

  1. Le disposizioni di cui ai Capi III, IV e V costituiscono espressione dei doveri generali contenuti nel presente Codice e non ne limitano l’ambito di applicazione.

Art. 38 (Entrata in vigore)

  1. Le presenti norme entrano in vigore il sessantesimo giorno successivo alla sua adozione da parte del Consiglio Nazionale.
  2. Le presenti norme sono pubblicate sul sito www.consulentidellavoro.gov.it entro e non oltre il giorno successivo a quello della loro adozione ai sensi del comma precedente.
  3. Le presenti norme si applicano anche alle condotte deontologicamente rilevanti che sono state poste in essere prima della loro entrata in vigore se risultano più favorevoli all’incolpato, salvo che la sanzione disciplinare sia stata irrogata con decisione del Consiglio Nazionale passata in giudicato.

Legge 11 gennaio 1979, n. 12
Norme per l’ordinamento della professione
di consulente del lavoro

Aggiornata all’11 aprile 2007

TITOLO I
Disposizioni generali

Art. 1
Esercizio della professione di consulente del lavoro

Tutti gli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti, quando non sono curati dal datore di lavoro, direttamente od a mezzo di propri dipendenti, non possono essere assunti se non da coloro che siano iscritti nell’albo dei consulenti del lavoro a norma dell’articolo 9 della presente legge, salvo il disposto del successivo articolo 40, nonché da coloro che siano iscritti negli albi degli avvocati e procuratori legali, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali, i quali in tal caso sono tenuti a darne comunicazione agli ispettorati del lavoro delle province nel cui ambito territoriale intendono svolgere gli adempimenti di cui sopra.
I dipendenti del Ministero del lavoro e della previdenza sociale che abbiano prestato servizio, almeno per 15 anni, con mansioni di ispettori del lavoro presso gli ispettorati del lavoro, sono esonerati dagli esami per l’iscrizione all’albo dei  consulenti del lavoro e dal tirocinio per esercitare tale attività. Il personale di cui al presente comma non potrà essere iscritto all’albo della provincia dove ha prestato servizio se non dopo 4 anni dalla cessazione del servizio stesso.
Il titolo di consulente del lavoro spetta alle persone che, munite dell’apposita abilitazione professionale, sono iscritte nell’albo di cui all’articolo 8 della presente legge.
Le imprese considerate artigiane ai sensi della legge 25 luglio 1956, n. 860 , nonché le altre piccole imprese, anche in forma cooperativa, possono affidare l’esecuzione degli adempimenti di cui al primo comma a servizi o a centri di assistenza fiscale istituiti dalle rispettive associazioni di categoria. Tali servizi possono essere organizzati a mezzo dei consulenti del lavoro, anche se dipendenti dalle predette associazioni.
Per lo svolgimento delle operazioni di calcolo e stampa relative agli adempimenti di cui al primo comma, nonché per l’esecuzione delle attività strumentali ed accessorie, le imprese di cui al quarto comma possono avvalersi anche di  centri di elaborazione dati che devono essere in ogni caso assistiti da uno o più soggetti iscritti agli albi di cui alla presente legge con versamento, da parte degli stessi, della contribuzione integrativa alle casse di previdenza sul volume  di affari ai fini IVA, ovvero costituiti o promossi dalle rispettive associazioni di categoria alle condizioni definite al citato quarto comma. I criteri di attuazione della presente disposizione sono stabiliti dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale sentiti i rappresentanti delle associazioni di categoria e degli ordini e collegi professionali interessati. Le imprese con oltre 250 addetti che non si avvalgono, per le operazioni suddette, di proprie strutture interne  possono demandarle a centri di elaborazione dati, di diretta costituzione od esterni, i quali devono essere in ogni caso assistiti da uno o più soggetti di cui al primo comma. L’iscrizione all’albo dei consulenti del lavoro non è richiesta per  i soggetti abilitati allo svolgimento delle predette attività dall’ordinamento giuridico comunitario di appartenenza, che operino in Italia in regime di libera prestazione di servizi.
Presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale è istituito un comitato di monitoraggio, composto dalle associazioni di categoria, dai rappresentanti degli ordini e collegi di cui alla presente legge e delle organizzazioni sindacali  comparativamente più rappresentative a livello nazionale, allo scopo di esaminare i problemi connessi all’evoluzione professionale ed occupazionale del settore.

Art. 2
Oggetto dell’attività

I consulenti del lavoro, con le eccezioni di cui al quarto comma dell’articolo 1, svolgono per conto di qualsiasi datore di lavoro tutti gli adempimenti previsti da norme vigenti per l’amministrazione del personale dipendente.
I consulenti del lavoro svolgono l’assistenza fiscale nei confronti dei contribuenti non titolari di reddito autonomo e di impresa, di cui all’articolo 34, comma 4, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.
Essi inoltre, su delega e in rappresentanza degli interessati, sono competenti in ordine allo svolgimento di ogni altra funzione che sia affine, connessa e conseguente, a quanto previsto nel comma precedente.
Ferma restando la responsabilità personale del consulente, questi può avvalersi esclusivamente dell’opera di propri dipendenti per l’effettuazione dei compiti esecutivi inerenti all’attività professionale.

Art. 3
Esame di abilitazione all’esercizio della professione di consulente del lavoro

Il certificato di abilitazione all’esercizio della professione di consulente del lavoro è rilasciato dall’ispettorato regionale del lavoro competente per territorio previo superamento di un esame di Stato che deve essere svolto davanti ad  apposite commissioni regionali composte, per ciascuna sessione:

  1. dal capo dell’ispettorato regionale del lavoro competente per territorio, o da altro funzionario da questi delegato, in qualità di presidente;
  2. da un professore ordinario di materie giuridiche designato dal Ministero della pubblica istruzione;
  3. da un direttore di una sede provinciale dell’INPS e da uno dell’INAIL della regione interessata;
  4. da tre consulenti del lavoro designati dal Consiglio nazionale, di cui al successivo articolo 20, fra i membri dei consigli provinciali competenti per territorio, sulla base delle designazioni degli stessi consigli provinciali.

Possono essere ammesse all’esame di Stato le persone in possesso dei seguenti requisiti:

  1. siano cittadini italiani o italiani appartenenti a territori non uniti politicamente all’Italia ovvero cittadini di Stati membri della Comunità economica europea ovvero cittadini di Stati esteri nei cui confronti vige un Particolare regime di reciprocità;
  2. abbiano compiuto il diciottesimo anno di età;
  3. c) siano in possesso del certificato di buona condotta morale e civile;
  4. abbiano conseguito la laurea triennale o quinquennale riconducibile agli insegnamenti delle facoltà di giurisprudenza, economia, scienze politiche, ovvero il diploma universitario o la laurea triennale in consulenza del lavoro, o la laurea  quadriennale in giurisprudenza, in scienze economiche e commerciali o in scienze politiche;
  5. abbiano compiuto presso lo studio di un consulente del lavoro iscritto nell’albo o di uno dei professionisti di cui al primo comma dell’art. 1 almeno due anni di praticantato secondo modalità fissate con decreto del Ministro del lavoro  e della previdenza sociale, da emanarsi entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, su proposta del Consiglio nazionale di cui all’articolo 20.

Le sessioni di esame sono annuali e si svolgono in ogni regione secondo modalità e programmi stabiliti con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con i Ministri di grazia e giustizia e della pubblica istruzione, da emanarsi entro il 31 gennaio di ogni anno. Il decreto di cui al presente comma dovrà anche indicare particolareggiatamente i titoli di studio previsti al punto d) del secondo comma del presente articolo. Gli esami devono comunque prevedere una prova scritta ed una orale in materia di diritto del lavoro, legislazione sociale ed elementi di diritto tributario.

Art. 4
Incompatibilità

L’iscrizione nell’albo dei consulenti del lavoro non è consentita in permanenza del rapporto di lavoro agli impiegati dello Stato, delle regioni, delle province, dei comuni e degli altri enti pubblici, ai dipendenti degli istituti di patronato o  delle associazioni sindacali dei lavoratori, agli esattori di tributi, ai notai e ai giornalisti professionisti.

Art. 5
Tenuta dei libri e documenti di lavoro

Per lo svolgimento dell’attività di cui all’articolo 2 della presente legge i documenti dei datori di lavoro possono essere tenuti presso lo studio dei consulenti del lavoro. In tal caso devono essere tenuti sul luogo di lavoro, a disposizione  degli incaricati alla vigilanza, una copia del libro di matricola ed un registro sul quale effettuare le scritturazioni previste all’articolo 20, primo comma, n. 2),  del testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n.  1124.
Le norme del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, concernenti il libro di paga e di matricola, si applicano anche alla copia del libro di matricola ed al registro di cui al comma precedente.
I datori di lavoro che intendono avvalersi della facoltà di cui al primo comma devono comunicare preventivamente al competente ispettorato del lavoro le generalità del professionista al quale è stato affidato l’incarico, nonché il recapito dello studio ove sono reperibili i documenti.
Il consulente del lavoro ed i professionisti di cui all’articolo 1 che, senza giustificato motivo, non ottemperino entro 15 giorni alla richiesta dell’ispettorato del lavoro, o di altro organo ispettivo a ciò abilitato dalla legge, di esibire la documentazione in loro possesso, sono puniti con la sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 200.000. In caso di recidiva, la misura della sanzione varia da L. 100.000 a L. 400.000.

Art. 6
Obbligo del segreto professionale

Il consulente del lavoro ha l’obbligo del segreto professionale. Nei suoi confronti si applica l’articolo 351 del codice di procedura penale.

Art. 7
Responsabilità del datore di lavoro

L’affidamento ai consulenti del lavoro delle attività di cui all’articolo 2 non esime i datori di lavoro, per conto dei quali le attività sono svolte, dagli obblighi ad essi imposti dalle leggi vigenti in materia  di lavoro, previdenza ed assistenza sociale.

TITOLO II
Albi provinciali dei consulenti del lavoro e condizione per l’iscrizione

Art.8
Albo dei consulenti del lavoro è istituito in ogni provincia l’albo dei consulenti del lavoro.

Il consulente del lavoro iscritto in un albo provinciale può esercitare l’attività professionale in tutto il territorio dello Stato. Non è consentita la contemporanea iscrizione in più albi provinciali.
L’albo deve contenere il cognome, il nome, il luogo e la data di nascita, il titolo di studio, la residenza e l’eventuale domicilio degli iscritti, la data di iscrizione e gli estremi del diploma di abilitazione di cui è in possesso l’iscritto.
L’albo è compilato secondo l’ordine cronologico delle iscrizioni; la data di iscrizione nell’albo stabilisce l’anzianità.

Art. 8-bis

Coloro che abbiano conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione di consulente del lavoro con il diploma di scuola secondaria superiore possono iscriversi al relativo albo entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. I soggetti non in possesso dei titoli di laurea di cui all’articolo 3, secondo comma, lettera d), che, alla data di entrata in vigore della presente disposizione, abbiano ottenuto il certificato di compiuta pratica, o siano iscritti al registro dei praticanti, o abbiano presentato domanda di iscrizione al predetto registro dei praticanti, possono sostenere l’esame di abilitazione entro e non oltre il 31 dicembre 2013.

Art. 9
Condizioni per l’iscrizione nell’albo

L’iscrizione nell’albo si ottiene a seguito di istanza, redatta in carta legale e rivolta al consiglio provinciale di cui al successivo articolo 11, corredata dei seguenti documenti:

  1. certificato di cittadinanza italiana o documento attestante che l’interessato ha la cittadinanza di uno degli Stati membri della comunità economica europea, ovvero documento attestante che l’interessato è italiano appartenente a territorio non uniti politicamente all’Italia, oppure che è cittadino di uno degli Stati esteri nei cui confronti vige un particolare regime di reciprocità;
  2. certificato autentico o autenticato di abilitazione all’esercizio della professione rilasciato dall’ispettorato regionale del lavoro competente per territorio;
  3. certificato autentico o autenticato attestante il titolo di studio posseduto;
  4. certificato del casellario giudiziario;
  5. certificato di buona condotta morale e civile;
  6. certificato di godimento dei diritti civili;
  7. ricevuta attestante il versamento del contributo di iscrizione;
  8. due fotografie, di cui una autenticata, per il rilascio della tessera di riconoscimento;
  9. documentazione attestante l’elezione di domicilio professionale.

Gli ex dipendenti del Ministero del lavoro e della previdenza sociale di cui all’articolo 1, secondo comma, per i quali non è richiesto l’esame di Stato, ai fini della iscrizione all’albo professionale, dovranno presentare, in luogo del certificato indicato al punto b) del presente articolo, l’attestazione rilasciata dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale comprovante che gli stessi hanno svolto mansioni di ispettori del lavoro presso gli ispettorati del lavoro.
Non possono ottenere l’iscrizione coloro che hanno riportato condanna penale che, a norma della presente legge, comporta la radiazione dall’albo, salvo quanto stabilito dall’articolo 38.
Il consiglio provinciale, su relazione di un suo membro, delibera in ordine all’iscrizione, con decisione motivata, nel termine di tre mesi dalla data di presentazione della domanda.
Il rigetto della domanda per motivi di incompatibilità o di condotta può essere pronunciato solo dopo che l’interessato è stato invitato a comparire davanti al consiglio provinciale.
Avverso il provvedimento di reiezione della domanda l’interessato, entro trenta giorni dalla notifica del provvedimento stesso, ha facoltà di ricorrere al Consiglio nazionale.
Qualora il consiglio provinciale non provveda entro il termine stabilito dal precedente terzo comma, l’interessato, entro trenta giorni, può ricorrere al Consiglio nazionale.
Il Consiglio nazionale decide in via definitiva sui ricorsi ad esso presentati entro trenta giorni dalla data di presentazione degli stessi.

Art. 10
Cancellazione dall’albo

Il consiglio provinciale dispone la cancellazione dall’albo dell’iscritto, d’ufficio o su richiesta del procuratore della Repubblica presso il tribunale della provincia, nei seguenti casi:

  1. quando sia venuto meno uno dei requisiti di cui all’articolo 3, secondo comma, lettera a), ovvero quando si verifichi la perdita dei diritti civili;
  2. quando ricorra una delle cause di incompatibilità di cui all’articolo 4.

Per i provvedimenti di cancellazione dall’albo si osservano, in quanto applicabili, le norme previste per il procedimento disciplinare.
Il consulente del lavoro può chiedere la reiscrizione nell’albo quando sono cessate le ragioni che avevano determinato la cancellazione. Il consulente che viene reiscritto conserva la precedente anzianità, dedotto il periodo di interruzione.

TITOLO III
Consigli provinciali e Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro

Art. 11
Composizione del consiglio provinciale

L’albo provinciale dei consulenti del lavoro è tenuto da un consiglio composto da cinque a nove membri effettivi eletti dagli iscritti nell’albo a norma del successivo articolo 15.
Il consiglio è composto di cinque membri effettivi se gli iscritti nell’albo non superano i cento, di sette membri effettivi se superano i cento ma non i trecento, di nove membri effettivi se superano  i trecento.
Sono eleggibili gli iscritti nell’albo che abbiano almeno tre anni di anzianità di iscrizione.
I componenti del consiglio durano in carica tre anni; i membri eletti sono rieleggibili.

Art. 12
Cariche del consiglio provinciale

Il consiglio elegge tra i propri membri il presidente, il segretario e il tesoriere.

Art.13
Attribuzioni del presidente del consiglio provinciale

Il presidente ha la rappresentanza del consiglio, esercita le attribuzioni a lui conferite dalla presente legge, adotta, in casi di urgenza, i provvedimenti necessari, salva ratifica del consiglio, e rilascia,  a richiesta, i certificati e le attestazioni relativi agli iscritti.

Art. 14
Attribuzioni del consiglio provinciale

Il consiglio provinciale:

  1. cura la tenuta dell’albo dei consulenti della provincia; provvede tempestivamente agli adempimenti relativi alle iscrizioni, alle sospensioni ed alle cancellazioni da eseguire nell’albo, dandone  comunicazione all’ispettorato del lavoro della provincia, al Consiglio nazionale e al Ministero del lavoro e della previdenza sociale;
  2. vigila per la tutela del titolo professionale di consulente del lavoro;
  3. interviene, su concorde richiesta delle parti, per comporre le contestazioni che sorgano fra gli iscritti nell’albo in dipendenza dell’esercizio della professione;
  4. esprime parere al Consiglio nazionale sulla misura delle spettanze dovute ai consulenti del lavoro per le prestazioni inerenti all’esercizio della professione e in materia di liquidazione delle medesime;
  5. adotta i provvedimenti disciplinari;
  6. designa i rappresentanti dei consulenti della provincia presso commissioni od organizzazioni di carattere locale operanti nel territorio provinciale;
  7. delibera la convocazione dell’assemblea;
  8. propone al Consiglio nazionale le misure del contributo per l’iscrizione nell’albo e di quello da corrispondersi annualmente dagli iscritti, nonché la misura di eventuali contributi per il rilascio di certificati o attestazioni;
  9. cura il miglioramento e il perfezionamento degli iscritti nello svolgimento dell’attività professionale.

Art. 15
Elezione del consiglio provinciale

Il consiglio provinciale è eletto dagli iscritti nell’albo, esclusi i sospesi dall’esercizio della professione, con voto segreto e personale, con il sistema delle liste concorrenti e con voto limitato a non più  dei due terzi dei consiglieri da eleggere, anche se scelti fra i candidati nelle diverse liste.
Sono eletti i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
A sostituire i componenti che sono venuti a mancare per qualsiasi causa sono chiamati dal consiglio provinciale i candidati, compresi nella graduatoria, che, dopo quelli eletti, hanno ottenuto il  maggior numero di voti nell’ambito delle rispettive liste.

Art. 16
Riunioni consiliari. Decadenza dalla carica di consigliere

Il consiglio provinciale è convocato dal presidente quando lo ritiene opportuno, ed in ogni caso almeno una volta ogni sei mesi, ovvero quando ne sia fatta richiesta dalla maggioranza dei componenti. Le deliberazioni del consiglio sono prese a maggioranza dei presenti. In prima convocazione per la validità della riunione è necessaria la maggioranza dei componenti del consiglio; in  seconda convocazione è sufficiente la presenza di almeno un terzo di essi.
I consiglieri eletti che, senza giustificati motivi, non intervengono per tre volte consecutive alle riunioni del consiglio decadono dalla carica.

Art. 17
Scioglimento o mancata costituzione del consiglio provinciale

Il consiglio provinciale può essere sciolto se non sia in grado di funzionare, o in caso di constatate gravi irregolarità.
In caso di scioglimento o di mancata costituzione del consiglio, le sue funzioni sono affidate ad un commissario straordinario che provvede, entro novanta giorni, alla convocazione dell’assemblea  per la elezione del consiglio.
Lo scioglimento del consiglio e la nomina del commissario sono disposti con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di intesa con il Ministro di grazia e giustizia, sentito il parere del  Consiglio nazionale dei consulenti.

Art. 18
Assemblea degli iscritti

L’assemblea degli iscritti nell’albo della provincia elegge il consiglio provinciale e i membri del collegio dei revisori dei conti; approva il conto preventivo e quello consuntivo.
L’assemblea deve essere convocata almeno una volta all’anno per l’approvazione dei conti.

Art. 19
Collegio dei revisori dei conti

Presso ogni consiglio provinciale è istituito un collegio dei revisori dei conti composto da tre membri eletti dall’assemblea degli iscritti, che nominano al loro interno un presidente.
I revisori dei conti durano in carica tre anni; essi sono rieleggibili.
Il collegio dei revisori dei conti controlla la gestione dei fondi e accerta la regolarità del bilancio consuntivo, riferendone all’assemblea.

Art. 20
Sede e composizione del Consiglio nazionale

Il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro ha sede in Roma ed è composto da quindici membri. Tali membri sono eletti dai consigli provinciali fra coloro che abbiano una anzianità di almeno  otto anni di iscrizione nell’albo, con voto segreto e personale, con il sistema delle liste concorrenti e con voto limitato a non più di due terzi dei consiglieri da eleggere, anche se scelti fra i candidati  nelle diverse liste. Sono eletti i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
A sostituire i componenti che sono venuti a mancare per qualsiasi causa sono chiamati dal Consiglio nazionale i candidati, compresi nella graduatoria, che, dopo quelli eletti, hanno ottenuto il  maggior numero di voti nell’ambito delle rispettive liste.
Ogni consiglio provinciale può eleggere un solo candidato alla carica di consigliere nazionale.
A ciascun consiglio provinciale spetta un delegato per ogni cinquanta iscritti, o frazione di cinquanta, fino a duecento iscritti nell’albo, ed un delegato per ogni cento iscritti o frazione di cento iscritti  oltre i duecento. La qualità di candidato è incompatibile con quella di delegato.
I membri del Consiglio nazionale durano in carica tre anni e sono rieleggibili.
Non si può far parte contemporaneamente di un consiglio provinciale e del consiglio nazionale, di un collegio dei revisori dei conti provinciale e del collegio dei revisori dei conti nazionale.

Art. 21
Cariche del Consiglio nazionale

Il Consiglio nazionale elegge tra i propri membri il presidente, il vice presidente, il segretario e il tesoriere.

Art. 22
Collegio dei revisori dei conti del Consiglio nazionale

Presso il Consiglio nazionale è istituito un collegio dei revisori dei conti composto di tre membri, i quali eleggono al loro interno un presidente, eletto dai consigli provinciali fra i consulenti del lavoro che non siano consiglieri  provinciali o nazionali, con voto segreto e personale e con il sistema delle liste concorrenti, con voto limitato a non più dei due terzi dei membri da eleggere, anche se scelti fra i candidati nelle diverse liste.
I revisori dei conti durano in carica tre anni e sono rieleggibili.
Il collegio dei revisori dei conti controlla la gestione dei fondi e accerta la regolarità del bilancio consuntivo, riferendone al Consiglio nazionale.

Art. 23
Attribuzioni del Consiglio nazionale

Il Consiglio nazionale:

  1. vigila sul regolare funzionamento dei consigli provinciali;
  2. propone al Ministro di grazia e giustizia, su parere dei consigli provinciali, la misura delle spettanze di cui alla lettera d) dell’articolo 14;
  3. determina, su proposta dei consigli provinciali, entro i limiti strettamente necessari a coprire le spese, la misura dei contributi di cui alla lettera h) dell’articolo 14, nonché la quota necessaria per il funzionamento del  Consiglio nazionale;
  4. decide sui ricorsi relativi alle elezioni dei consigli provinciali e su quelli presentati dagli interessati avverso l’operato, anche di carattere disciplinare, di tali consigli;
  5. coordina e promuove le attività dei consigli provinciali per favorire le iniziative intese al miglioramento ed al perfezionamento degli iscritti nello svolgimento della professione;
  6. studia e promuove ogni opportuna iniziativa per l’attuazione di forme di previdenza ed assistenza a favore degli iscritti;
  7. designa i rappresentanti dei consulenti del lavoro presso commissioni ed organizzazioni di carattere nazionale.

La misura delle spettanze di cui alla lettera b) del presente articolo è stabilita con decreto dei Ministro di grazia e giustizia.

Art. 24
Riunioni consiliari – Decadenza dalla carica di consigliere nazionale

Il Consiglio nazionale è convocato dal presidente ogni qualvolta lo ritenga opportuno e in ogni caso almeno ogni sei mesi, ovvero quando ne facciano richiesta almeno cinque dei suoi membri.
I consiglieri eletti che, senza giustificati motivi, non intervengono per tre volte consecutive alle riunioni del Consiglio, decadono dalla carica.

Art. 25
Vigilanza sul Consiglio nazionale

La vigilanza sul Consiglio nazionale è esercitata dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale d’intesa con il Ministro di grazia e giustizia.
Il Consiglio nazionale può essere sciolto se non sia in grado di funzionare o in caso di constatate gravi irregolarità.
In caso di scioglimento del Consiglio nazionale le relative funzioni sono affidate a un commissario straordinario, che provvede entro novanta giorni ad indire le elezioni del Consiglio.
Lo scioglimento del Consiglio e la nomina del commissario sono disposti con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Ministro di grazia e giustizia.

TITOLO IV
Sanzioni disciplinari

Art. 26
Responsabilità disciplinare dei consulenti del lavoro
Azione disciplinare.

Il consulente del lavoro che si rende colpevole di abusi o mancanze nell’esercizio della professione o comunque di fatti non conformi alla dignità e al decoro professionale, è sottoposto a procedimento disciplinare.
Salvi i casi di sospensione di diritto di cui all’articolo 29, primo comma, il consiglio provinciale che custodisce l’albo in cui l’incolpato trovasi iscritto inizia il procedimento disciplinare d’ufficio o su richiesta del pubblico ministero  presso il tribunale ovvero su richiesta dell’interessato.
La competenza a procedere disciplinarmente nei confronti di un membro del consiglio provinciale spetta al consiglio provinciale della sede di corte d’appello, ovvero, se egli appartiene a quest’ultimo, al consiglio della sede di corte d’appello vicina determinata dal Consiglio nazionale.

Art. 27
Pene disciplinari

Le pene disciplinari, che il consiglio provinciale può applicare, sono:

  1. la censura;
  2. la sospensione dall’esercizio della professione per un tempo non superiore a due anni;
  3. la radiazione.

Art. 28
Censura

La censura consiste nel biasimo formale per la trasgressione commessa ed è inflitta nei casi di abusi o mancanze di non lieve entità, che tuttavia non ledano il decoro e la dignità professionale.

Art. 29
Casi di sospensione

Oltre i casi di sospensione dall’esercizio professionale previsti nel codice penale, importano di diritto la sospensione dall’esercizio della professione:

  1. l’interdizione dai pubblici uffici per una durata non superiore a tre anni;
  2. il ricovero in un manicomio giudiziario, il ricovero in casa di cura e di custodia, l’applicazione di una tra le misure di sicurezza non detentive previste dall’articolo 215, terzo comma, numeri 1), 2) e 3) del codice penale;
  3. l’emissione di un mandato o di un ordine di cattura;
  4. la morosità per oltre dodici mesi nel pagamento dei contributi previsti dagli articoli 14, lettera h) e 23, lettera c), della presente legge.

La sospensione è dichiarata dal consiglio provinciale, sentito l’interessato qualora ne faccia richiesta.
Il consiglio provinciale può pronunciare, sentito il professionista, la sospensione nei casi di abusi o mancanze gravi che ledano il decoro e la dignità professionale.
Nei casi previsti dalle lettere a), b), c) e d) del presente articolo, la durata della sospensione non è soggetta a limiti di tempo. Il consulente può tuttavia chiedere al consiglio provinciale la cessazione della sospensione ove  ne siano venuti meno i presupposti.
Il consulente del lavoro a cui sia stata applicata la censura è punito con la sospensione non inferiore ad un mese se incorre in una nuova trasgressione.

Art. 30
Casi di radiazione

La radiazione è pronunciata contro il consulente del lavoro che abbia, con la sua condotta, compromesso gravemente la propria reputazione e la dignità della professione.

Art. 31
Radiazione di diritto

La condanna per delitto contro la pubblica amministrazione, contro l’amministrazione della giustizia, contro la fede pubblica, contro l’economia pubblica, l’industria e il commercio, contro il patrimonio oppure per ogni altro  delitto non colposo, per il quale la legge commini la pena della reclusione non inferiore nel minimo a due anni o nel massimo a cinque anni, importa la radiazione di diritto dall’albo.
Importano parimenti la radiazione di diritto:

  1. l’interdizione dai pubblici uffici, perpetua o di durata superiore a tre anni, o l’interdizione dall’esercizio della professione per una uguale durata;
  2. il ricovero in un manicomio giudiziario nei casi indicati dall’articolo 222, comma secondo, del codice penale, è l’assegnazione ad una colonia agricola o ad una casa di lavoro.

La radiazione nei casi previsti dal presente articolo è dichiarata dal consiglio provinciale, sentito l’interessato qualora ne faccia richiesta.

Art. 32
Rapporti tra il procedimento disciplinare ed il giudizio penale

Il consulente del lavoro che sia stato sottoposto a procedimento penale è sottoposto anche a procedimento disciplinare per il fatto che ha formato oggetto dell’imputazione, tranne il caso che sia intervenuta sentenza di  proscioglimento perché il fatto non sussiste o perché l’imputato non l’ha commesso.

Art. 33
Istruttoria nel procedimento disciplinare

Fermo il disposto dell’articolo 29, secondo comma, e quello dell’articolo 31, ultimo comma, nessuna pena disciplinare può essere inflitta senza che l’incolpato, previa contestazione degli addebiti, sia stato invitato a comparire dinanzi al consiglio provinciale con l’assegnazione di un termine non inferiore a giorni dieci, per essere sentito nelle sue discolpe. L’incolpato può farsi assistere da un difensore.

Art. 34
Svolgimento del procedimento disciplinare

Il presidente nomina, tra i membri del consiglio provinciale, un relatore, il quale, nel giorno fissato per il procedimento, espone al consiglio i fatti per cui si procede.
Il consiglio, udito l’interessato ed esaminati le eventuali memorie o documenti, delibera a maggioranza assoluta dei propri componenti; in caso di parità di voti prevale la decisione più favorevole all’incolpato.
Se l’interessato non si presenta o non fa pervenire alcuna memoria difensiva né dimostra un legittimo impedimento, si procede in sua assenza. La deliberazione deve contenere l’indicazione dei fatti, i motivi della decisione e la decisione del consiglio. Il proscioglimento è pronunciato con la formula «non essere luogo a provvedimento disciplinare».

Art. 35
Ricusazione e astensione

I membri del consiglio provinciale devono astenersi quando ricorrono i motivi, in quanto applicabili, indicati dall’articolo 51 del codice di procedura civile e possono essere ricusati per gli stessi motivi.
Sull’astensione e sulla ricusazione decide il consiglio provinciale.
Se non è disponibile il numero di componenti del consiglio che è prescritto per deliberare, gli atti sono rimessi senza indugio al consiglio provinciale costituito nella sede della corte d’appello viciniore. Se i componenti che  hanno chiesto l’astensione o sono stati ricusati fanno parte di quest’ultimo consiglio, gli atti sono rimessi al Consiglio nazionale per la designazione del consiglio costituito in altra sede della corte d’appello più vicina.
Il consiglio competente a termini del comma precedente, se autorizza l’astensione o riconosce legittima la ricusazione, si costituisce al consiglio provinciale cui appartengono i componenti che hanno chiesto di astenersi o  che sono stati ricusati; altrimenti restituisce gli atti per la prosecuzione del procedimento.

Art. 36
Notificazione delle deliberazioni

Le deliberazioni disciplinari sono notificate entro trenta giorni all’interessato ed al pubblico ministero presso il tribunale nel cui circondario l’incolpato risiede nonché al procuratore generale presso la corte d’appello e ai Ministri di grazia e giustizia e del lavoro e della previdenza sociale.

Art. 37
Ricorso al Consiglio nazionale

Nel termine perentorio di trenta giorni dalla notificazione l’interessato ed il pubblico ministero possono proporre ricorso al Consiglio nazionale.
Il Consiglio nazionale può sospendere l’efficacia del provvedimento; riesamina integralmente i fatti e può anche infliggere al professionista una pena disciplinare più grave.
Gli effetti del ricorso sono limitati a coloro che l’hanno proposto.

Art. 38
Riammissione dei radiati

Il consulente del lavoro radiato dall’albo può esservi riammesso purché siano trascorsi almeno sei anni dal provvedimento di radiazione e, se questo derivò da condanna penale, sia intervenuta la riabilitazione. In ogni caso  deve risultare che il radiato ha tenuto, dopo la radiazione, irreprensibile condotta.
Si applicano le disposizioni dell’articolo 9.

Art. 39
Prescrizione dell’azione disciplinare

L’azione disciplinare si prescrive in cinque anni.

TITOLO V
Disposizioni transitorie e finali

Art. 40
Consulenti già iscritti nell’albo

I consulenti del lavoro già iscritti nell’albo al momento dell’entrata in vigore della presente legge acquisiscono il diritto di permanervi o reiscriversi in deroga al requisito del titolo di studio e del certificato di abilitazione all’esercizio della professione. Resta fermo l’espletamento dell’esame già regolarmente fissato o in corso di svolgimento presso gli ispettorati provinciali del lavoro alla data di entrata in vigore della presente legge, ai fini del  conseguimento dell’abilitazione da parte dei candidati che avranno superato le prove di esame.

Art. 41
Abrogazioni

Gli articoli 4 e 5 della legge 23 novembre 1939, n. 1815 , il decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1959, n. 921 , la legge 12 ottobre 1964, n. 1081 , e tutte le altre norme incompatibili con la presente legge  sono abrogate.