
A Leggi di Lavoro Live, l’analisi dell’istituto. Secondo Antonia Magnotti, Dirigente Anac, la piattaforma informatica è l’unico strumento che garantisce la riservatezza del segnalante
“Il 62% delle amministrazioni pubbliche ha istituito una piattaforma per la gestione delle segnalazioni di whistleblowing, mentre il 38% ha preferito scegliere la posta elettronica certificata o la posta ordinaria”. E il dato interessante è che molte di queste amministrazioni che non hanno istituito la piattaforma “sono di grandi dimensioni che hanno, dunque, la possibilità di attivarla”. La piattaforma informatica è lo strumento che l’Anac (autorità nazionale contro la corruzione) “incoraggia per l’acquisizione e gestione delle segnalazioni perché è l’unico che garantisce la riservatezza del segnalante”. Lo ha affermato Antonia Magnotti, Dirigente Ufficio Whistleblowing Anac, nel corso di Leggi di Lavoro Live. Tema della settima puntata l’istituto del whistleblowing che – va ricordato – consente di segnalare condotte illecite di cui si viene a conoscenza, oggetto di una recente sentenza della Cassazione (n. 1880/2025) che esclude l’uso della procedura per contestazioni o rivendicazioni personali. Magnotti si è soffermata sulle criticità legate all’implementazione della disciplina dell’istituto in Italia, all’indomani dell’entrata in vigore del D.Lgs. n. 24/2023, spiegando che, nel settore privato, “solo il 30% delle imprese ha dichiarato di aver ricevuto segnalazioni di whistleblowing”. Un dato che non sorprende “perché, così come avvenuto nel settore pubblico, l’istituto avrà bisogno di tempo per imporsi anche nel settore privato”. Non solo: “il 41% delle amministrazioni pubbliche coinvolte nel monitoraggio Anac – ha continuato il Dirigente – consente la possibilità di effettuare le segnalazioni in forma orale”. Questo significa che “molte amministrazioni contravvengono a quanto prevede la legislazione in materia perché le segnalazioni devono essere eseguite non solo in forma scritta, ma anche in forma orale”.
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