
Il documento fotografa luci e ombre del mercato del lavoro in ottica di genere
Parità di genere, segnali incoraggianti ma persistono squilibri strutturali. Nonostante un aumento della partecipazione femminile al lavoro – con un tasso di occupazione che nel 2023 ha raggiunto il 52,5%, segnando un incremento dell’1,4% rispetto al 2022 – permangono criticità: divari retributivi di genere, concentrazione femminile in settori come sanità, istruzione e servizi sociali, scarsa presenza nei ruoli apicali. Ancora limitato anche l’uso dei congedi parentali da parte dei padri, segno di un carico di cura familiare che grava ancora sulle donne. In quest’ottica, strumenti come la certificazione della parità di genere e l’obbligo di redazione dei rapporti aziendali rappresentano leve strategiche per promuovere ambienti di lavoro più equi e inclusivi. È quanto emerge dalla prima “Relazione biennale sullo stato di attuazione della normativa in materia di parità e pari opportunità nel lavoro”, presentata dalla Consigliera Nazionale di Parità effettiva, Filomena D’Antini, con la Consigliera supplente, Agnese Nadia Canevari, in attuazione dell’art. 20, comma 1, del D.Lgs. n. 198/2006, come modificato dalla Legge n. 162/2021 e trasmessa al Parlamento. Lo comunica il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con una nota, sottolineando come il documento rappresenti uno strumento di monitoraggio utile per orientare politiche pubbliche più efficaci in materia di parità di genere. Analizzando il triennio 2022-2024, la Relazione fornisce un quadro dettagliato su rapporti aziendali, certificazioni di parità, utilizzo dei congedi, esoneri contributivi, dimissioni dei neogenitori, sicurezza sul lavoro e contrasto alle molestie. Sottolineata infine l’urgenza di recepire entro giugno 2026 le Direttive UE sull’equità salariale, per una parità effettiva sostenuta da risorse adeguate e azioni integrate, in linea con gli obiettivi della Missione 5 del PNRR.
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